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"ROBERT CAPA. L'OPERA 1932-1954"

Fino al 13 ottobre 2024 al Museo Diocesano di Milano


Un'anteprima per i nostri lettori ai quali, se lo vorranno, riserveremo una visita guidata.




Sì, lo sappiamo: Bob Capa è uno degli autori più noti e le sue mostre personali si susseguono come i volumi che ne ricordano le gesta. Attorno alla sua vita leggendaria si sono azzuffati in tanti inegualmente divisi in due schieramenti fieramente opposti: da una parte coloro che ne continuano ad apprezzare il lavoro e la vita, dall’altro quanti non vedevano l’ora di contestarne l’operato perché, come ricordava Ennio Flaiano, il successo non lo si perdona. Avevano cominciato a criticare certe fotografie troppo mosse (quelle le aveva scattate immerso nell’acqua della Normandia sotto i colpi dei cecchini tedeschi durante il D-Day quindi vedete voi), poi lo avevano accusato di essersi appropriato degli scatti della compagna Gerda Taro dimenticando che i due scattavano assieme ma era lei a commercializzare le immagini, e infine fu accusato di aver messo in scena l’immagine dell’uccisione del miliziano repubblicano anche se  proprio quel giorno quel ragazzo aveva perso la vita. Però facciamo un patto, ci siamo detti sulla porta del Museo Diocesano di Milano dove è esposta la retrospettiva che, come titolo, riporta il nome del fotografo: lasciamo le polemiche nell’armadietto all’ingresso, mettiamoci la chiave in tasca e godiamoci la mostra.






Endre Friedman nella sua Ungheria non ci stava comodo fin da studente: troppo impegnato a sinistra e per di più ebreo per un paese che negli anni Trenta con il regime del reggente Horthy declamava con orgoglio lo sciovinismo, l’anticomunismo e l’antisemitismo. Come molti ungheresi, emigra e dopo un breve passaggio in Germania arriva a Parigi dove entra nell’ampio gruppo dei fuorusciti che avevano trasformato la città in un centro multiculturale di assoluto valore. Endre è intelligente e dotato di grande fascino anche se, come tanti, deve sbarcare il lunario facendo il fotografo ma lo fa più volentieri da quando fa coppia fissa con Gerda. Anche lei, fuoruscita ma dalla Germania, è comunista ed ebrea, è disinvolta, colta, sportiva e poliglotta. Di cognome farebbe Pohorylle ma vallo a pronunciare in Francia, così decide di chiamarsi Taro e questa idea di cambiare nomi la applica anche al suo compagno: quando gira per le redazioni dei giornali per vendere le fotografie di Endre lo spaccia per il famoso e talentuoso americano Robert Capa. Le immagini sono buone ma fatte da un americano si vendono meglio e poi chi volete confessasse alla bella Gerda di non conoscerlo affatto? Scoppia la guerra civile nella Spagna del 1936 e sarà la prova del secondo conflitto mondiale, inevitabile che i due vi si trasferissero per documentarla ma lì tragicamente muore Gerda e Robert si tuffa nella guerra realizzando immagini leggendarie: quelle del D-Day, quelle dello sbarco in Sicilia, quelle della liberazione di Parigi. Lì un giorno conosce Henri Cartier-Bresson e con altri fotografi fonda l’agenzia Magnum per cui lavorerà fino alla fine.





Della mostra che qui al Diocesano lo racconta va subito detto che ha una caratteristica che la distingue dalle molte altre che sono state proposte: il curatore Gabriel Bauret ha, infatti, deciso di trasformare lo spazio espositivo in un vero e proprio percorso che non punta necessariamente sulle fotografie più note ma le inserisce fra le tante perché vuole sottolineare come Capa osservasse e documentasse la vita che si svolgeva sotto i suoi occhi. Così della guerra civile spagnola non coglie solo i combattimenti ma anche i momenti di pausa come quando due miliziani si fermano a giocare a scacchi in una trincea o quando due soldatesse americane si riposano sferruzzando appoggiate alle ruote di un camion. Ne risulta un Robert Capa ancora più insolito, umano nella sua quotidianità, sorridente di fronte all’obiettivo di Ruth Orkin che lo riprende nel più celebre dei suoi ritratti. 



Prodotta come il catalogo che la accompagna da Silvana Editoriale, la mostra sarà al Museo Diocesano fino al 13 ottobre. 


Vi abbiamo incuriositi? Se avete voglia di essere accompagnati da noi in questo suggestivo percorso fatecelo sapere!


Roberto Mutti





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